Michael Sfaradi

24 settembre 2015

Navigando sul sito del Maestro Manzi mi sono trovato nei ricordi dei suoi allievi, anche se io ho frequentato il corso B del maestro Castagna dal 1967 al 1971 presso la scuola Fratelli Bandiera di Roma. Nel mio ricordo personale c’è che le aule erano adiacenti e che il mio maestro ed il maestro Manzi, oltre che essere colleghgi erano anche amici. Ricordo con tanta nostalgia il mio primo di libro di scuola “Il mondo è la mia patria” sul quale ho imparato a leggere e scrivere in italiano; le altre lingue sono  arrivate con il tempo e il solo fatto che Alberto Manzi avesse scritto lui il libro sul quale noi studiavamo trasformò nella mia mente di bambino quell’uomo in un mito. Il Maestro Manzi ed il Maestro Castagna facevano spesso lezione sul corridoio, pretendendo che noi alunni cci mischiassimo come fossimo una classe unica con due maestri. Non potevamo saperlo all’epoca, ma erano i primi esperti di didattica diversificata per una formazione che non fosse ingessata sui programmi ministeriali. Il Maestro Manzi era famoso, lo vedevamo in televisione, e per questo ogni sua parola o ogni sua spiegazione erano per noi bambini dei tesori da apprendere e da conservare, soprattutto per noi che non avevamo la fortuna di averlo in cattedra ogni giorno. La prima volta che entrai in una piscina, in una struttura che si chiamava “Policlino Italia”, fu quando i due maestri decisero di farci passare la paura dell’acqua era la prima volta che non toccavo il fondo con i piedi ed ero terrorizzato. Solo il sorriso dei due maestri ed i loro gesti d’incoraggiamento mi convinsero a lasciare il bordo e a lasciarmi andare, non mi vergogno a dire che avrei voluto avere quel incoraggiamento tante e tante altre volte nel corso della mia vita. Dopo aver conseguito la licenza elementare e quella media ho avuto modo di conoscere il Maestro Manzi in maniera diversa, non da allievo da ma uomo a uomo  e questa conoscenza mi ha arricchito molto più di quello che avevo potuto apprendere durante le lezioni miste. L’occasione di poter parlare con lui a 4 occhi mi fu data dal fatto che il Maestro Manzi aveva un bellissimo cane lupo che portava a spasso in un bellissimo giardino che si chiamava Villa Massimo, non lontano da Piazza Bologna in Roma, e anche io all’epoca avevo un lupo cecoslovacco che si chiamava Wolf. Mentre i nostri cani giocavano noi parlavamo di tutto, dal sociale alla politica, dallo sport alla situazione internazionale, e quei momenti sono scritti nella mia memoria con inchiostro indelebile. Oggi sono uno scrittore, anche io scrivo romanzi e ho pubblicato libri, e mi sarebbe tanto piaciuto donare le copie delle mie opere  ai due maestri, sicuro che le avrebbero lette e, perchè no, alla fine mi avrebbero anche dato il voto. Credo che se oggi sono quello che sono probabilmente è dovuto anche all’influenza che su di me ha avuto quel Maestro che non è mia stato il mio maestro. 

Michael Sfaradi
Scrittore, giornalista e reporter di guerra dalla Tel Aviv Journalist Association  

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